Un interessante articolo di Elibetta Andreis spiega i passaggi cruciali che avvengono durante la separazione e come affrontare i principali cambiamenti.
A Milano i minori che crescono
con genitori «singoli» sono aumentati del 36% in tre anni e ormai una famiglia
con figli su 3 ha la mamma divisa dal papà. Cifre impressionanti che
suggeriscono l’idea di una comunità estesa, forse solidale. Eppure da una parte
(quella di chi subisce la decisione) come dall’altra ci si sente insicuri e
soli. Tanto che la città risponde con associazioni, corsi, incontri e gruppi
d’ascolto.
CONFINI DA COSTRUIRE - Un libro appena uscito, «Due Nidi» di Laurence Anholt e Jim Coplestone (edizioni Lo
Stampatello), racconta di un uccellino che vede il papà trasferirsi dall’altra
parte dell’albero. Da quel momento i genitori, due bravi genitori, lo spostano
di qua e di là e con grande fatica si spartiscono il suo tempo. Un giorno però
lui apre le ali e impara a volare da un nido all’altro. Ed è così che riesce a
far propria una decisione fino a quel punto solo subìta. Anche di questo, della
necessità di dividere i nidi per dovere di chiarezza nei confronti dei figli, si
è parlato martedì al convegno «Tenere una casa dove vanno e vengono entrambi i genitori
è confusivo. Bisogna considerare una priorità, al contrario, avere due alloggi
distinti: e in ciascuno i figli devono trovare un luogo e un tempo loro
dedicato», spiega il pedagogista Daniele Novara. «Occorre parlare molto chiaro
con i piccoli, appena si è sicuri della decisione e si sono condivise le scelte
per il futuro», rincara Silvia De Poli, psicologa al consultorio Gepo. E
aggiunge: «Dividere la settimana in modo troppo spezzettato, ad esempio a giorni
alterni, può essere destabilizzante».
COPPIE E FIGLI - Ciò che
deve essere chiaro, circostanzia però Fulvio Scaparro che il 4 aprile tiene
l’incontro «Dalla coppia sentimentale alla coppia educativa», è che a
prescindere dal tempo di permanenza da una parte o dall’altra «la responsabilità
educativa è reciproca e condivisa da subito».
LA VOCE DEI BAMBINI - Uno dei passaggi
più difficili è l’annuncio «ufficiale» ai figli, considera poi Costanza
Marzotto, mediatrice al Servizio di psicologia clinica per coppia e famiglia in
Cattolica dove tiene Gruppi di parola per bambini dai 6 ai 12 anni i cui
genitori sono separati o divorziati. «Spesso i piccoli, quando viene data loro
opportunità di parlare in gruppo, ci fanno capire che sapevano già anche se non
facevano domande per paura delle risposte - dice l’esperta - Talvolta gli adulti
rinviano troppo l’annuncio per un mal gestito senso di colpa che paralizza a
lungo, in particolare i figli di genitori a loro volta separati». Il discorso
dev’essere inteso come atto di famiglia, aggiunge Scaparro, «fatto insieme da
mamma e papà che annunciano la decisione come scelta definitiva e condivisa”»
cercando per quanto possibile di fugare il rischio che i figli si colpevolizzino
per quanto accaduto: «È in quel momento che i genitori iniziano a rassicurarli
nel concreto che con la separazione non stanno perdendo uno di loro».
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