Ma non può andare a scuola, perché non ha la residenza a Brindisi e per poterlo fare occorre il nulla osta del circolo didattico del Comune di residenza. Che al momento non arriva perché la direttrice, stando a quanto affermato dal padre del piccolo, ritiene che fargli cambiare scuola e compagni potrebbe turbare la sua mente.
In queste storie il problema più importante non è certamente la verità della madre o del padre, che sono sempre relative e condizionate. Il problema sono i figli che già subiscono la mancanza della presenza fisica costante di uno dei genitori. A questo si aggiungono le liti feroci di padre e madre, le pressioni di una parte o dell’altra, o di entrambe, con il contorno di dover rispondere alle domande di carabinieri o poliziotti e giudici. Esattamente quello che sta accadendo al bambino di Brindisi che non può andare a scuola. E non solo, non può godere dell’affetto di entrambi i genitori.
Dopo la storia del bambino di Padova, sentire altri casi di bambini contesi fa riflettere sempre di più sull'importanza di proteggere i figli durante il momento della separazione dalle lotte tra i genitori che li usano come un'arma in un campo di battaglia aperto provocando ulteriore sofferenza e dolore . Voi cosa ne pensate? Come si può salvaguardare i bambini dalla tragica lotta di cui sono vittime?

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