La legge
170 del 2010 sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento ha
posto in gran rilievo il ruolo degli insegnanti nell'identificazione dei casi
sospetti, cioè quelle situazioni caratterizzate da difficoltà anomale, o
superiori alla norma, in determinate attività scolastiche, che appaiono
resistenti agli interventi di rinforzo appositamente attuati dal docente. Ma
quali sono gli aspetti su cui occorre prestare attenzione? Lo
chiediamo alla Dott.ssa Borella Ottavia, logopedista esperta nei
disturbi dell'apprendimento.
D: Dottoressa Borella, quali sono i fattori su cui
prestare maggiormente attenzione nei bambini?
R: Nei primi
due anni di apprendimento è importante considerare la metafonologia e l’evolversi
del processo di lettura e di scrittura.

L'evoluzione
del processo di lettura e di scrittura. Richiede un monitoraggio più
accurato in quegli alunni che presentano un rallentamento nella padronanza dei
processi, che faticano a fondere tra loro sillabe e grafemi, che leggono
stentatamente e non riescono a riconoscere la parola
globalmente, che confondono tra loro alcuni suoni, soprattutto vocali,
suoni omofoni (lettere simili dal punto di vista "uditivo", come /v/
e /f) e l'orientamento spaziale di alcuni grafemi ( /q/ e /p/), che commettono
un numero elevato di errori.
D: Vi
sono altri fattori di rischio da tenere in considerazione?
R: Da un
punto di vista clinico, fattori di rischio ritenuti significativi sono legati
principalmente alla presenza di familiarità per il disturbo
(cugini, genitori, parenti con difficoltà di apprendimento) e alla rilevazione
di un pregresso disturbo di linguaggio (soprattutto se
coinvolto il versante della comprensione morfo-sintattica, cioè lo sviluppo
grammaticale).
D: Cosa
intendiamo, in particolare, quando parliamo di fattore di rischio?
R: È
comunque importante considerare che questi fattori non sono predittori certi di
un'evoluzione negativa!Il fatto che la diagnosi non possa essere posta prima
del termine del secondo anno di scuola, dimostra come sia necessario tenere in
considerazione la complessità del compito a cui è chiamato il bambino, e che
una certa fatica iniziale non equivale matematicamente ad un disturbo
conclamato.
Ogni piccolo
alunno ha i suoi tempi e, almeno in fase iniziale, è bene evitare falsi
allarmismi ed inutili ansie, sostenendo e accompagnando serenamente il percorso
intrapreso, affidandosi all'esperienza e alla sensibilità degli insegnanti, e
lasciando ai tecnici il compito diagnostico. Diffidate quindi da chi vi
propone elenchi di caratteristiche o comportamenti "tipici" di un
DSA, non perché siano necessariamente scorretti, ma perché ogni situazione ha
le sue peculiarità e non esiste una formula valida per tutti.
Avete
curiosità o domande sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento? Scrivete alla
nostra mail cornalesarpato.gruppoparola@gmail.com e
la dott.ssa Borella risponderà con molto piacere a ogni vostra domanda.
Nessun commento:
Posta un commento