mercoledì 26 settembre 2012

Disturbi Specifici dell'Apprendimento: quali sono gli indicatori di rischio?


La legge 170 del 2010 sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento ha posto in gran rilievo il ruolo degli insegnanti nell'identificazione dei casi sospetti, cioè quelle situazioni caratterizzate da difficoltà anomale, o superiori alla norma, in determinate attività scolastiche, che appaiono resistenti agli interventi di rinforzo appositamente attuati dal docente. Ma quali sono gli aspetti su cui occorre prestare attenzione? Lo chiediamo alla Dott.ssa Borella Ottavia, logopedista esperta nei disturbi dell'apprendimento.


D: Dottoressa Borella, quali sono i fattori su cui prestare maggiormente attenzione nei bambini? 
R: Nei primi due anni di apprendimento è importante considerare la metafonologia e l’evolversi del processo di lettura e di scrittura.
La metafonologia, cioè l'insieme di competenze maturate dal bambino relativamente alla struttura della propria lingua. Già negli ultimi anni della scuola dell'infanzia emergono capacità di giocare con le parole, di riconoscere, anche se inconsapevolmente, l'esistenza della sillaba come elemento costitutivo. Le parole possono essere manipolate, segmentate, fuse, troncate, si può giocare con le rime..queste competenze poi si ampliano con l'ingresso nella scuola primaria. Il contatto con il codice alfabetico e l'acquisizione della letto-scrittura porta la consapevolezza che la      sillaba, e quindi la parola, è ulteriormente scomponibile in fonemi. La presenza di una certa fatica in questo tipo di attività non deve essere trascurata, poiché questi meccanismi sono la base per poter accedere al linguaggio scritto.
L'evoluzione del processo di lettura e di scrittura. Richiede un monitoraggio più accurato in quegli alunni che presentano un rallentamento nella padronanza dei processi, che faticano a fondere tra loro sillabe e grafemi, che leggono stentatamente e non riescono a riconoscere la parola      globalmente, che confondono tra loro alcuni suoni, soprattutto vocali, suoni omofoni (lettere simili dal punto di vista "uditivo", come /v/ e /f) e l'orientamento spaziale di alcuni grafemi ( /q/ e /p/), che commettono un numero elevato di errori.

D: Vi sono altri fattori di rischio da tenere in considerazione?
R: Da un punto di vista clinico, fattori di rischio ritenuti significativi sono legati principalmente alla presenza di familiarità per il disturbo (cugini, genitori, parenti con difficoltà di apprendimento) e alla rilevazione di un pregresso disturbo di linguaggio (soprattutto se coinvolto il versante della comprensione morfo-sintattica, cioè lo sviluppo grammaticale).

D: Cosa intendiamo, in particolare, quando parliamo di fattore di rischio?
R: È comunque importante considerare che questi fattori non sono predittori certi di un'evoluzione negativa!Il fatto che la diagnosi non possa essere posta prima del termine del secondo anno di scuola, dimostra come sia necessario tenere in considerazione la complessità del compito a cui è chiamato il bambino, e che una certa fatica iniziale non equivale matematicamente ad un disturbo conclamato.
Ogni piccolo alunno ha i suoi tempi e, almeno in fase iniziale, è bene evitare falsi allarmismi ed inutili ansie, sostenendo e accompagnando serenamente il percorso intrapreso, affidandosi all'esperienza e alla sensibilità degli insegnanti, e lasciando ai tecnici il compito diagnostico. Diffidate quindi da chi vi propone elenchi di caratteristiche o comportamenti "tipici" di un DSA, non perché siano necessariamente scorretti, ma perché ogni situazione ha le sue peculiarità e non esiste una formula valida per tutti.

Avete curiosità o domande sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento? Scrivete alla nostra mail cornalesarpato.gruppoparola@gmail.com e la dott.ssa Borella risponderà con molto piacere a ogni vostra domanda.





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