Nel
momento storico attuale, dove l’incremento di separazioni e divorzi riflette uno scenario frammentato della famiglia,
si osserva che nella maggior parte dei casi la rottura coniugale non è un punto
di arrivo ma un punto di partenza per la ricerca di un nuovo equilibrio in cui ancora
rabbia, aggressività, frustrazione, senso di colpa circolano nel contesto
relazionale con possibili conseguenze negative sui figli.
La
frattura del divorzio può rappresentare un ostacolo nella transizione alla vita
adulta e può minare la costruzione di legami stabili con la percezione
oscillante nei figli di separati tra “l’essere sospesi” e “l’essere desolati”,
come osserva Cigoli (2008). In letteratura emerge che non è la separazione in sé
il vero rischio per i figli, bensì l’esposizione al prolungato ed elevato
conflitto genitoriale.
Le reazioni nelle diverse fasi dello sviluppo
Per
salvaguardare il benessere dei figli bisognerebbe chiedersi: come reagiscono i
figli e cosa provano di fronte alla crisi familiare, in particolare rispetto
all’evento della separazione? Quando
l’apparato psichico del bambino è pronto ad accogliere e superare il trauma di
questa difficile transizione?
Dai
0 ai 3 anni i bambini registrano non tanto i contenuti ma l’intensità emotiva
che li hanno accompagnati. Le emozioni non elaborate tendono a manifestarsi
attraverso il registro psicomotorio, ad esempio sintomi di malessere fisico,
incubi, disturbi del sonno o inappetenza.
I
bambini dai 3 ai 6 anni sono in grado di utilizzare il registro linguistico e
tendono a legarsi maggiormente a uno dei due genitori. Tuttavia, non sono in
grado di comprendere l’evento separativo. Possono sentirsi responsabili
dell’accaduto, diventare molto ubbidienti, oppure manifestare atteggiamenti di
aggressività e ribellione.
Dai
6 ai 10 anni si sviluppa una maggiore consapevolezza che i genitori non possono
essere al corrente di tutto ciò che accade; ecco allora che l’uso delle bugie
diventa funzionale per individuare i confini della loro autonomia. Può anche
accadere che il bambino, per evitare di demonizzare il padre o la madre,
riversi la colpa su di sé, soprattutto quando è figlio unico, manifestando
comportamenti autopunitivi.
Durante
il periodo adolescenziale, se la struttura della famiglia viene meno, le
normali spinte legate allo sviluppo possono subire una repentina accelerazione.
Questa sovrapposizione tra compiti evolutivi e mutamenti nell’assetto familiare
porta l’adolescente ha non trovare più “funzioni adulte” che lo aiutino a
trattare gli stati emotivi e i conflitti. A questa età gli adolescenti possono
essere chiamati a fare i giudici dei loro genitori, a fare da mediatori,
venendo investiti di un ruolo eccessivo che inibisce il normale processo di
individuazione.
I cambiamenti nel comportamento
Dopo una separazione è frequente che i figli mostrino cambiamenti nel quadro comportamentale (aggressività, difficoltà relazionali, ecc.) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.). In generale, i figli di separazioni altamente conflittuali hanno una maggiore incidenza di difficoltà psicologiche, sociali e scolastiche. Di solito i maschi hanno più difficoltà nel breve termine ad adattarsi alla nuova situazione rispetto alle femmine. Tuttavia, ricerche a lungo termine suggeriscono che la maggior parte dei bambini si adatta al divorzio e non esibisce problemi emotivi o comportamentali, ma che una minoranza continua a sperimentare problemi o a svilupparne di nuovi dopo il periodo di crisi (Hetherington, 1989).
Dopo una separazione è frequente che i figli mostrino cambiamenti nel quadro comportamentale (aggressività, difficoltà relazionali, ecc.) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna, ecc.). In generale, i figli di separazioni altamente conflittuali hanno una maggiore incidenza di difficoltà psicologiche, sociali e scolastiche. Di solito i maschi hanno più difficoltà nel breve termine ad adattarsi alla nuova situazione rispetto alle femmine. Tuttavia, ricerche a lungo termine suggeriscono che la maggior parte dei bambini si adatta al divorzio e non esibisce problemi emotivi o comportamentali, ma che una minoranza continua a sperimentare problemi o a svilupparne di nuovi dopo il periodo di crisi (Hetherington, 1989).
Come dovrebbero comportarsi i genitori
Come
insegna la Dolto (1991), è sempre opportuno parlare con il bambino dicendogli
la verità rivelabile sulla vicenda separativa che sta vivendo, utilizzando un
linguaggio comprensibile per la sua età.
La
comunicazione della separazione al bambino dovrebbe essere fatta dai due
genitori insieme, a rimarcare che è salvaguardata la continuità dell’esistenza
della coppia genitoriale, unita all’affrontare la crisi nell’interesse del
benessere del bambino. Tale comunicazione deve avvenire quando i tempi sono
maturi e pertanto quando la decisione è stata agita da un reale allontanamento
dal tetto coniugale.
Il
sapere che è possibile parlare liberamente è il primo passo che consente al
bambino di esprimere le proprie emozioni e all’adulto di riconoscerle e farle
riconoscere. Il bambino deve sapere che la propria mamma e papà
saranno sempre i suoi genitori,
anche se il matrimonio finisce e non vivranno più tutti insieme.
In
quest’ottica, si può citare la recente esperienza dei “Gruppi di Parola per figli di genitori separati” di Milano (nati
nel 2006 presso il Servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia),
in cui i bambini possono mettere parola sul dolore, accedere ai sentimenti e
nominare le difficoltà che incontrano durante la separazione, affinché trovino
delle soluzioni possibili e allarghino la comunicazione con i propri genitori.
È
importante ascoltare il bambino e sapere da lui cosa ritiene sia meglio; questo
deve avvenire in un contesto sano in cui non si deve chiedergli di schierarsi
col timore di perdere l’uno o l’altro. Infatti, la disputa
prolungata sulla custodia dei figli può provocare gravi
problemi al bambino, aumentando gli effetti che già il divorzio
crea.
Come
afferma la Dolto (1991), “il bambino
sente questi stati come crepe nella sicurezza dei genitori” e prosegue: “il bambino percepisce benissimo la verità
in chi è “vivo”, in chi cerca di divorziare, e anche in chi “zoppica”. Quindi, bisogna saper cogliere i
segnali dei figli in una difficile transizione come il divorzio e sapersi
sintonizzare sui loro bisogni, dare uno spazio di parola alla loro sofferenza e
non lasciarli in balia degli eventi.
Scritto da Dott.ssa Alessandra Cornale
Bibliografia
Cigoli V. (2008). Prefazione
all’Ed. it. Divorziare e rigenerare il legame familiare. In Emery R., La verità sui figli e il divorzio: gestire
le emozioni per crescere insieme, 7-13, Franco Angeli, Milano.
Dolto F. (1991). Quando i
genitori si separano, Mondadori, Milano.
Hetherington
E. M. (1989). Coping with family transitions: Winners, losers, and survivors. Child Development, 60, 1-14.
Marzotto
C. (a cura di) (2010). I Gruppi di Parola per i figli di genitori separati,
Vita e Pensiero, Milano.
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