martedì 14 maggio 2013

"Meglio l'eutanasia post partum all'aborto" la tesi choc del pediatra olandese

Ennesima dichiarazione choc del pediatra olandese Verhagen.

Nel suo ultimo saggio, intitolato The Groningen Protocol for newborn euthanasia; which way did the slippery slope tilt?”, pubblicato sul Journal of Medical Ethics il dottore spiega come in Olanda è possibile praticare legalmente l'eutanasia sui bambini, sia in stato terminale che in presenza di disabilità. Egli sostiene che, se si sceglie di eliminare bambino disabile, dal punto di vista medico è meglio effettuarlo dopo la nascita, piuttosto che durante la gravidanza.

Verhagen non è nuovo a affermazioni di questo tipo: una decina di anni fa aveva fatto inorridire molti raccontando come la sua equipe abbia, in sette anni, praticato l'eutanasia su ventidue neonati affetti da spina bifida. Un anno dopo Verhagen annunciò il Protocollo di Groningen, le prime linee guida mondiali per la "morte bambina".

Non sono mancati, ovviamente, accesi dibattiti. Il filosofo americano Jeff McMahan sostiene che l'infanticidio è giustificabile in casi di disabilità mentale. "I feti e i neonati" spiega "non hanno uno status morale, ma piuttosto lo stesso degli scimpanzè". Due ricercatori italiani, Alberto Giubilini e Francesca  Minerva, sostengono che al pari del feto, anche il bambino non ha lo status di persona e, dunque, l'uccisione di un neonato dovrebbe essere lecita in tutti i casi in cui è permesso l'aborto. Ne deriva, dunque, che “le stesse circostanze per cui si può terminare la vita dei feti senza disabilità giustificano di mettere fine alla vita dei nuovi nati senza disabilità”. Ragioni che possono essere economiche, psicologiche e di qualsiasi altro tipo. Il bambino, dentro la pancia o appena nato, è privo delle caratteristiche che giustificano il diritto alla vita.

Posizioni forti, che lasciano senza parole. Non mancheranno accesi dibattiti e forti scontri di fronte a queste affermazioni. E voi, cosa ne pensate?



Fonte: Il Foglio




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