martedì 23 aprile 2013

Affido condiviso: posizioni a confronto e critiche

E’ stata quasi totalmente sdoganata dai tribunali italiani, che la applicano massivamente. Ma secondo alcuni autorevoli critici è stata anche purtroppo svuotata degli obiettivi per cui era nata: la legge 54 sull’affidamento condiviso dei figli nelle separazioni e nei divorzi ha da poco superato il settimo anno ed è oggetto di profondo dibattito.
Sul tavolo c’è, prima di tutto, la domanda se sia veramente uscita dalla carta. Insomma, l’affidamento condiviso ha davvero
realizzato quel principio di bigenitorialità secondo cui, pur nella separazione, padri e madri devono mantenere pari diritti e pari doveri nella cura e nell’educazione dei figli?

Secondo le ultime rilevazioni Istat (anno 2010) in Italia le separazioni sono state 88.191 e i divorzi 54.160. Il fenomeno è in crescita costante: se nel 1995 c’erano 158 separazioni e 80 divorzi ogni 1000 matrimoni, ora si registrano 307 separazioni e 182 divorzi. Quasi il 70% delle separazioni e quasi il 60% dei divorzi coinvolge coppie con figli.
E qui arriviamo all’applicazione, quasi a tappeto, dell’affidamento condiviso: è stato previsto nell’89,8% delle separazioni e nel 73,8% dei divorzi.

Fino al 2005, l’affidamento esclusivo dei figli minori alla madre è stata la situazione ampiamente prevalente. C’era una previsione di “calendari di visita” riservati ai padri, che si trovavano però estromessi dalla vita quotidiana dei piccoli nonché dalle decisioni che li riguardavano, dal momento che la potestà genitoriale spettava in modo esclusivo al genitore affidatario.

Con l’entrata in vigore della Legge 54/2006 l’ottica è stata ribaltata: secondo la nuova legge entrambi i genitori ex-coniugi conservano la potestà genitoriale e devono provvedere al sostentamento economico dei figli in misura proporzionale al reddito. E’ previsto un assegno al coniuge economicamente più debole (ma attualmente è concesso solo nel 20% dei casi), cumulabile a quello per i figli, che viene previsto nel 73% delle separazioni. Entrambi i tipi di contributo ammontano in media a poco più di 400 euro, 480 per i figli.



Una delle maggiori critiche alla legge riguarda la sostanziale “fatica” del sistema, della magistratura in particolare, ad abbracciare pienamente l’innovazione e a evitare di ripetere i vecchi schemi, come l’indicazione della madre “collocataria principale” e la stesura di un calendario minimo di visita che replica le vecchie dinamiche dell’affidamento esclusivo.



                       
Secondo altri – e opposti - punti di vista, l’affidamento condiviso rischia invece di aumentare l’esasperazione dei rapporti e creerebbe un corto circuito nella gestione delle rispettive spese sostenute per i figli (il testo normativo infatti ha eliminato il riferimento a un assegno di mantenimento fisso). 


Tra questi molteplici chiaroscuri, l’affidamento condiviso resta oggi una grande opportunità, per i genitori, di dimostrare ai figli l’amore e il senso di responsabilità che li tiene legati, a prescindere dalla vicenda della separazione.


 

Per leggere l'articolo completo clicca qui: http://www.famigliacristiana.it/famiglia/news/dossier/fascione-l-afido-condiviso.aspx

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