martedì 26 febbraio 2013

Separazione conflittuale: giusto l'affido condiviso dei figli?




Moglie e marito separati, e, soprattutto, in costante conflitto. A risentirne possono esserne i figli, è evidente. Ma proprio per questo motivo, paradossalmente, è più logico ricorrere alla procedura dell’affido condiviso, anche per maggiormente responsabilizzare entrambi i genitori e provare così a recuperare equilibri oramai perduti (Cassazione, sentenza 21591/12). Proprio la gestione dei rapporti con i figli rappresenta il vero pomo della discordia per una coppia di coniugi oramai separati.Non a caso, la questione viene affrontata, una volta ufficializzata la «separazione consensuale omologata», sia dai giudici del Tribunale che da quelli della Corte d’Appello: questi ultimi, però, modificano lo status quo, optando per l’«affidamento condiviso» e confermando «sia la collocazione dei figli presso la madre che la disciplina delle frequentazioni con il padre». Tutto ciò, per giunta, nonostante i rapporti tesi tra gli oramai ex coniugi e la «avversione» e il «rifiuto» dei figli verso la figura paterna. Ma, secondo i giudici di secondo grado, l’affidamento condiviso è la strada migliore per garantire gli interessi dei minori.


A tenere viva la battaglia giudiziaria è, infine, la donna, che, proponendo ricorso in Cassazione, contesta i cardini delle valutazioni che hanno portato all’affido condiviso. Secondo la donna, in particolare, non si è tenuto in debito conto «la conflittualità tra i genitori» e «l’avversione e il rifiuto dei figli verso il padre» e «verso i nonni paterni». Ma tali obiezioni vengono respinte in toto dai giudici di terzo grado, i quali non solo sottolineano il valore dell’«affido condiviso» – confermato, ovviamente – come strumento per salvaguardare il benessere dei figli, ma, allo stesso tempo, richiamano i due ex coniugi all’assunzione di maggiori responsabilità, a diventare finalmente grandi, metaforicamente parlando. Non a caso, i giudici indicano l’affidamento condiviso come «idoneo a riequilibrare la condivisione del ruolo genitoriale in favore dell’interesse dei figli minori» e funzionale ad «assicurare, per quanto possibile, il pieno esplicarsi del ruolo genitoriale di entrambi i coniugi», anche tenendo presente il «rapporto difficile del padre con i figli». Anche quest’ultimo aspetto, comunque, è stato valutato con attenzione: esso non può giustificare, concludono i giudici, l’«opzione verso un regime di affido esclusivo» a favore della figura materna. Soprattutto per una ragione: esso è addebitabile, almeno in parte, al «difetto di cooperazione fra i coniugi» e alla «scelta di non avvalersi di interventi esterni quali quelli forniti dai ‘Servizi sociali’».Fonte: www.dirittoegiustizia.it


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1 commento:

  1. Premessa la mia piena e convinta promozione dell'affidamento condiviso, tantopiù ove il rapporto della prole con l'uno o l'altro genitore è scadente o problematico, sono invece contrario all'istituto del c.d. 'collocamento prevalente' (invenzione della giurisprudenza contraria alla ratio stessa della l. 54/2006 sul condiviso) e trovo, da altimo, che l'atteggiamento oppositivo dei figli verso l'uno o l'altro genitore non solo vada debitamente investigato ma, ove si ravvisassero gli estremi di una qualsiasi forma di manipolazione dei figli da parte di un genitore contro l'altro, il genitore alienante dovrebbe essere escluso dall'affido almeno temporaneamente.
    sn

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