giovedì 3 gennaio 2013

Come ricercare il benessere con la psicologia positiva

Il termine, "psicologia positiva», suona bene. Ne vorremmo tutti un po’, di psicologia positiva quotidiana, come bussola personale per non perderci dietro ai nostri scontenti. Non è facile, ma è possibile.
Avere un atteggiamento proattivo rende padroni delle proprie azioni, e la consapevolezza di poter agire sul nostro destino ci rende ancora più forti, creando così un circolo virtuoso che si auto-alimenta e che il più delle volte ci porta ad avere successo nelle azioni che intraprendiamo. Al contrario l’atteggiamento passivo è di chi pensa di non avere alcun potere sulle cose che accadono e che quindi rinuncia in partenza a lottare per la soddisfazione personale.












"L’obiettivo" come spiega in questa intervista Stefano Gheno, presidente della Società di psicologia positiva, "è declinare quello che chiamiamo “benessere dell’anima”".


In che cosa è diversa la psicologia positiva da quella che conosciamo tutti?
La psicologia classica interviene, per così dire, su quello che non va. Nel 2000 due psicologi americani, con un articolo pubblicato sull’American journal of psichology, proposero, per il nuovo millennio, una psicologia che si concentrasse sul buon funzionamento dell’anima. Nel 2004, mettendo in pratica questa filosofia, siamo nati noi, in Italia.


Nel concreto, che cosa fate?
I nostri associati sono in gran parte psicologi, sia accademici sia clinici. Negli ambiti in cui lavorano, psicologia della salute, del lavoro, dell’educazione, cercano di applicare la scienza del funzionamento, di mettere in pratica interventi per migliorare la qualità della vita e il benessere psicologico.

 
La felicità si può imparare? E da dove si inizia?
Ci sono due grandi fattori che aiutano a vivere meglio. Intanto, lasciare spazio al desiderio. Siamo troppo concentrati sui bisogni, su ciò che ci manca, sui nostri problemi, credo invece che dobbiamo essere più capaci di desiderare.


Ma se il desiderio non si avvera, non diventa una fonte di malcontento?
Attenzione a non confondere il desiderio con il diritto ad avere. Il desiderio di per sé è un motore che innesca energia, è tensione verso un obiettivo, quello che ci permette di andare avanti anche in mezzo alle difficoltà.


E il secondo «ingrediente» per essere felici?
Diventare capaci di guardare alle esperienze positive della vita. O di ricordarle. Un esercizio utile, anche perché viviamo circondati da informazioni negative, da eventi presentati come catastrofici. Invece abbiamo tutti esempi infiniti di cose positive, di successi, di incontri buoni. Addestramoci a partire da queste esperienze.

 Per leggere tutta l'intervista clicca qui:

http://scienza.panorama.it/salute/lo-sportello-della-felicita/Cosi-la-psicologia-positiva-migliora-la-nostra-vita

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