mercoledì 14 novembre 2012

Disprassia: che cos'è e come affrontarla?

Che cos'è la disprassia?
La Disprassia è l'incapacità di compiere movimenti volontari, coordinati sequenzialmente tra loro, in funzione di uno scopo.
Vengono a mancare le istruzioni relative a come poter costruire operazioni motorie.
I bambini disprassici imparano una cosa ma fanno fatica a generalizzare, associare, trovando strategie.
La prevalenza del disturbo è stimata intorno al della popolazione infantile tra i 5 e gli 11 anni.

Quali sono i sintomi?
La Disprassia è un problema dell'organizzazione del movimento che può anche influenzare il modo di apprendere di un bambino a scuola.
È più comune nei ragazzi piuttosto che nelle ragazze e può comportare goffaggine, problemi nell'organizzare il lavoro e nel seguire delle istruzioni. L'aspetto caratterizzante della disprassia è la non corretta esecuzione di una sequenza motoria che risulta alterata nei requisiti spaziali e temporali e spesso associata a movimenti non richiesti (paraprassie) con la conseguenza che l’attività motoria anche se eseguita con rapidità ed in modo apparentemente abile, può essere del tutto inefficace e scorretta nonostante siano integre le funzioni volitive, la forza muscolare, la coordinazione e la disposizione a collaborare. La disprassia può essere associata spesso a problemi di linguaggio, di percezione e di elaborazione del pensiero. Il bambino disprassico utilizza le funzioni che ha acquisito in modo stereotipato, con strategie povere e ridotte alternative.
Nel bambino disprassico si riscontra una ridotta capacità di rappresentazione dell'oggetto su cui agire, dell'intera azione e delle sequenze che la compongono. Difficoltà di pianificazione, ad avviare i programmi, a prevedere il risultato, a controllare le sequenze e l'intera attività, a verificare e eventualmente correggere il piano d'azione.

Disprassia e vita quotidiana
Alcuni punti deboli sono:
• difficoltà di memorizzazione,
• difficoltà a formare dei concetti,
• difficoltà di organizzazione,
• grande tendenza a stancarsi,
• difficoltà di integrazione nella vita sociale.



Piccoli consigli ai genitori:
Il bambino disprattico è spesso seguito da professionisti specializzati in psicomotricità, in ergoterapia, in logopedia e in strategie di apprendimento; è importante che genitori e riabilitatori operino insieme per aiutare al meglio possibile il bambino.
Fate tuttavia attenzione a non trasformare tutte le attività in sedute di rieducazione e cercate di privilegiare il lato ludico per evitare di farle percepire dal bambino come una costrizione o una punizione.
Congratulatevi spesso con lui, incoraggiate e valorizzate ogni piccola cosa che ha realizzato o indovinato e ogni sforzo anche minimo effettuato per migliorare la sua stima di se; continuate a stimolare i suoi sforzi.







Educazione psicomotoria
Presupposto fondamentale dell’educazione psicomotoria è la considerazione globale del bambino e precisamente dell'unità mente-corpo.  Attraverso l'uso del corpo il bambino entra in contatto con il mondo degli oggetti; la funzione tonica regola l'equilibrio che rende possibile ogni azione e la funzione cinetica permette il contatto con il mondo esterno.

http://www.disprassia.org/node/2

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