La
dislessia evolutiva è una disabilità specifica
dell’apprendimento di origine neurobiologica. E’ un disturbo
dell’automatizzazione dei processi di decodifica dei segni scritti,
caratterizzato da difficoltà ad effettuare una lettura accurata e/o fluente e da
scarse abilità nella scrittura e nella decodifica. La dislessia
riguarda il 4% della popolazione in età scolare e si manifesta
fin dalle elementari.
Ogni ragazzo dislessico può
presentare un’evoluzione diversa, che dipende dai molteplici fattori
concomitanti. I principali sono:
- la gravità del disturbo, assai variabile, che ha certamente un peso importante;
- la presenza di aree di eccellenza e di talenti che possono fornire vie di compensa dal punto di vista psicologico e dal punto di vista funzionale;
- l’adeguatezza delle reazioni e degli interventi dell’ambiente (scuola e famiglia) che a sua volta dipende spesso dalla precocità della diagnosi.
Quando e come si presenta?
La dislessia può insorgere già a partire
dalla scuola primaria, per poi modificarsi nel tempo con manifestazioni
e forme differenti. Poiché il disturbo in forme più o meno nascoste e compensate
può persistere per tutta la vita, le ricadute sul benessere
psicologico si possono trovare nel tempo, in modi diversi dal punto di
vista quantitativo e qualitativo.
Il bambino con dislessia nella scuola
primaria può trovarsi ad affrontare una situazione di forte
disagio: mentre i compagni di classe imparano rapidamente a leggere e a
scrivere, egli continua a incontrare difficoltà, a rifare gli stessi errori e
rimane molto lento; queste difficoltà per lui stesso e per gli adulti non
trovano ragione, dato che nel gioco e in altre attività mostra intelligenza e
partecipazione.
Le conseguenze a livello psicologico e comportamentale
I
continui insuccessi nell’apprendimento portano a
vissuti di sfiducia, calo dell’autostima, abbassamento della
motivazione, convinzione di essere poco intelligenti oppure di essere
incapaci, pigri e svogliati. Sono interpretazioni errate che
peggiorano la situazione generando un circolo vizioso; gli
stessi bambini dislessici, in assenza di una diagnosi e di una corretta
spiegazione, tendono ad accettare queste interpretazioni, come riflesso
dell’atteggiamento degli adulti.
Questo avviene perché i bambini comincino a
comportarsi con maggiore frequenza in modi conformi al proprio concetto di sé,
provocando negli altri feedback tali da avvalorare l’immagine che si sono creati
di sé stessi. In questo modo il giudizio degli altri diventa una
profezia che si autoavvera riguardo al concetto di sé del
bambino e al suo comportamento.
Infine, per aiutare i bambini dislessici ad
aumentare la loro autonomia e non aggravare il problema può essere utile che i
genitori adottino alcuni comportanti funzionali per entrare in contatto con i
propri figli.
Per leggere tutto l'articolo e le strategie pratiche che i genitori possono adottare per fronteggiare la dislessia cliccate il link:
http://www.davidealgeri.com/dislessia-5-strategie-per-superarla.html
Vi segnaliamo proprio per sottolineare l'importanza della componente psicologica nei DSA Il Girotondo delle emozioni, una forma di intervento in ottica preventiva e di promozione dei l benessere finalizzata ad aiutare i bambini a potenziare la sicurezza in se stessi, la motivazione e l'adattamento nei contesti di vita.
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